Piramide rovesciata: cos’è e come si sta evolvendo la scrittura nel giornalismo

La piramide rovesciata è la struttura fondamentale di un articolo di giornale, di un comunicato stampa e, in generale, di ogni testo di tipo informativo o resoconto. Dirò di più: la piramide rovesciata è la base stessa comunicazione verbale, da cui il testo giornalistico deriva e alla quale si dovrebbe ispirare molto più che al registro scritto.
Un esempio? Prova a immaginarti mentre racconti un aneddoto a un amico. Di sicuro inizierai partendo dal cuore delle informazioni, poi ti allagherai alle informazioni importanti ma in qualche modo non fondamentali, così da ricostruire il contesto che ha incorniciato gli eventi. Non è così?
Bene. Questo, tra i tanti, è il motivo per cui la cosiddetta piramide rovesciata sarebbe un ottimo schema per scrivere un tema in classe, se non fosse che docenti distratti e metodi didattici non proprio aggiornatissimi inculcano negli studenti uno schema logico diametralmente opposto che, in quanto tale, è lontanissimo da ogni tentativo di fare della propria scrittura un mezzo per comunicare in modo efficace. Potremmo genericamente riassumerlo così:
- Premesse
- Ricostruzione del contesto
- Fatti
- Chiusura od Opinioni dell’autore.
È sufficiente pensare al classico tema in classe intitolato “L’Illuminismo in Italia” per avere un’idea. Molto probabilmente, lo studente chiamato alle prese con questo titolo procederà così:
- introdurrà genericamente i cambiamenti occorsi in Europa verso l’inizio del XVIII secolo,
- introdurrà il “Secolo dei Lumi” in Inghilterra e poi in Francia,
- probabilmente farà una chiosa sul “mito del buon selvaggio”,
- parlerà di storia, conoscenza, politica e morale,
- appena a questo punto del tema, cioè ormai a metà, introdurrà la figura di Carlo di Borbone, un must,
- da qui in poi parlerà della rivista Il Caffè e dei fratelli Alessandro e Pietro Verri,
- eccetera.
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Voglio dire, non c’è niente di sbagliato in questo schema se l’esito è un testo che deve essere apprezzato da un unico destinatario (il docente), chiamato a leggere con estrema attenzione quanto prodotto dallo studente.
Le cose cambiano leggermente quando, invece di dimostrare a un’unica persona che abbiamo studiato, dobbiamo comunicare con una moltitudine indistinta di persone che non sa niente di noi (al contrario del docente) e, nella migliore delle ipotesi, ci leggerà con poca attenzione. In questi casi, ossia nel 99% degli atti di comunicazione scritta, la piramide rovesciata è la garanzia di ottenere un testo efficace, nonché l’antidoto ai disallineamenti che intercorrono tra fonte e destinatario. Non fa miracoli, ma è un inizio.
Piramide rovesciata: dritti al cuore della notizia
Non c’è storia. Se si vuole comunicare in modo efficace e scrivere un testo informativo, un tema, un articolo o un comunicato stampa che permettano al lettore di seguire in modo ordinato lo sviluppo dei fatti raccontati, occorre partire dalla piramide rovesciata. Prima la notizia, poi le informazioni che la caratterizzano, infine il contesto. Ecco lo schema da seguire:
- Informazioni fondamentali
- Informazioni molto importanti ma non fondamentali
- Informazioni utili ma non molto importanti
- Informazioni secondarie, assieme ai dettagli che permettono di ricostruire ulteriormente il contesto
- Sviluppi e conseguenze delle informazioni presentate in precedenza.
Un testo giornalistico che non presenta le informazioni in questo modo è destinato ad avere vita dura e sicuramente diverse difficoltà nel catturare l’attenzione del lettore, ormai abituato a una lettura veloce di articoli e news. Non solo: organizzare la struttura del testo in modo diverso comporta diversi rischi relativi alla comprensione stessa del testo. Ecco perché.
Obiettivi e vantaggi della piramide rovesciata
La piramide rovesciata è un concetto teorizzato dal giornalismo anglosassone per aiutare a definire l’architettura di un testo e, di conseguenza, organizzare la gerarchia delle informazioni in esso contenute. Non solo: serve anche a migliorare il modo in cui il lettore apprende una notizia, oltre che a fornirgli un’esperienza positiva.
Già, perché condensare nel primo paragrafo tutte le informazioni principali riguardanti una notizia vuol dire quasi automaticamente rispettare la regola delle 5W del giornalismo: Chi, Cosa, Dove, Quando, Perché. Praticamente quasi tutto ciò che serve al lettore per apprendere correttamente la notizia già a partire dalle prime righe e poi, eventualmente, decidere se approfondire o meno leggendo i paragrafi successivi. Una pratica, questa, molto utile specie nel caso di articoli scritti per il digitale e quindi pensati per una lettura veloce, spesso non lineare, di sicuro più superficiale di quella fatta su carta.
Piramide rovesciata e scrittura per il web
Come c’era da aspettarsi, la piramide rovesciata ha riscosso enorme successo in Rete. Web writing, infatti, significa più di tutto confronto continuo con un lettore veloce, distratto, che ha bisogno di assimilare contenuti di qualità in tempi record. In più, come sappiamo, la lettura su schermo non agevola l’attenzione né l’approfondimento, in quanto un po’ più lenta e faticosa di quella tradizionale. Lo diceva già Jakob Nielsen in un articolo che ha fatto la storia: “How users read on the web”.
“Le persone non leggono. Raramente leggono le pagine web parola per parola: al contrario, effettuano una scansione della pagina e scelgono singole parole o frasi”.
(Jakob Nielsen, 1997)
Questo è il motivo principale per cui il web writer o il giornalista che lavora per una testata online è chiamato più di altri a scrivere un articolo o post capace di consentire una lettura priva di ostacoli e frizioni. Da questo punto di vista, la struttura a piramide rovesciata risulta la più adatta, almeno per quanto riguarda notizie di cronaca, breaking news, articoli di approfondimento. Di certo non va sempre bene per reportage, articoli lunghi o i cosiddetti long form content, che in alcuni casi (lo vedremo dopo) fanno ampio uso di tecniche narrative particolari e sono più assimilabili a forme embrionali di storytelling. Ma tornerò su questo argomento più avanti nel prosieguo del post.
Il nuovo giornalismo: oltre la piramide rovesciata
Il giornalismo si è evoluto, e non è solo una questione di tecnologie digitali o canali di comunicazione. Sono cambiati i linguaggi, le tematiche, il modo di avvicinarsi a un lettore alla ricerca di nuovi stimoli. In poche parole, secondo alcuni la struttura della piramide rovesciata è divenuta obsoleta. Non sono del tutto d’accordo, anzi. Credo piuttosto che spesso si voglia scaricare sull’architettura di un testo giornalistico responsabilità che risiedono nella penna del giornalista o del web writer: mancanza di stile, incapacità di gestire il ritmo di un testo, ma anche il banale poco tempo a disposizione per confezionare un articolo o post di qualità. Purtroppo viviamo in un’epoca che della produzione bulimica di contenuti ha fatto una delle sue principali ragioni d’essere, per cui scrivere per il Web vuol dire scrivere dannatamente bene una quantità dannatamente alta di contenuti e con tempistiche che i più troverebbero impraticabili. Da qui la domanda: ma è possibile conciliare quantità e qualità? Molto onestamente, secondo me no, o almeno non oltre a un certo livello.
Tornando all’argomento di oggi, c’è un altro motivo per cui penso che la piramide rovesciata vada studiata per bene. Secondo me, le alternative a questo metodo, elencate di seguito in questo post, possono funzionare bene, ma va preso atto che nella maggior parte dei casi sono poco più che delle varianti al modello classico.
Modello che, ricordiamolo, non ha niente a che vedere con lo stile di scrittura ma è una semplice guida all’organizzazione delle informazioni secondo un semplice principio di priorità: dal cuore di una notizia alla presentazione delle sue caratteristiche principali, del contesto in cui è maturata e, infine, delle conseguenze che potrà avere. Tutto qua.
Giornalismo e Storytelling: alternative alla piramide rovesciata
Il progressivo matrimonio tra giornalismo e Storytelling ha portato a più di un tentativo di superare la piramide rovesciata, “originariamente concepita – spiega Jeanne Abbott, – per un raccontare storie come fa un telegrafo. Un meccanismo utile per distribuire news utilizzando un format che privilegia la velocità e risponde al bisogno del lettore di afferrare il cuore di una notizia in pochissimi secondi”. Vediamo allora quali sono le principali alternative proposte:
Incipit narrativo
Un articolo che si basa sul cosiddetto incipit narrativo inizia dalla descrizione delle azioni dei personaggi coinvolti. Non è un aneddoto, che sarebbe molto più articolato ma di fatto impedirebbe di procedere a strutturare l’articolo o il post secondo la struttura a piramide rovesciata. È qualcosa di meno rispetto a un aneddoto: è quasi un lampo a illuminare le azioni dei protagonisti all’interno della notizia. Tutto qui? Sì. Dal mio punto di vista parlare di incipit narrativo come alternativa alla piramide rovesciata è un falso problema: basta fare attenzione ad agganciare l’incipit (il Lead giornalistico) a una delle W e lasciare che sia la Spalla a sviluppare le altre 4 W, giocando sull’equilibrio del primo 30% dell’articolo.
Così facendo è possibile coniugare creatività e obbligo di introdurre la notizia grazie ai suoi elementi principali, per poi allargare il tiro ai dettagli e agli approfondimenti.
Per approfondire: Trovare idee per scrivere
La scena
Una Scena è un articolo che inizia dalla descrizione dell’ambiente in cui si muovono i personaggi coinvolti. In questo caso, secondo alcuni la struttura a piramide verrebbe compromessa. Dal mio punto di vista valgono le indicazioni descritte nel caso dell’Incipit narrativo. Dopotutto, la scena in cui si svolge un fatto o una notizia può essere considerata come un elemento appartenente a una delle 5W. Where. Dove. Per cui, secondo me stiamo parlando di un articolo che, molto semplicemente, privilegia il luogo in cui si svolgono gli eventi rispetto ad altri parametri, quali i protagonisti, il fatto in sé o le tempistiche dell’accaduto.
Paragrafo chiave (o “nut graph”)
Una tecnica utilizzata negli States da molti giornali di opinione. Il primo paragrafo (detto “nut graph”) rafforza l’Attacco spiegando ai lettori l’importanza della notizia e indicando brevemente perché dovrebbero leggerla. In più si configura come naturale introduzione a Spalla e Corpo centrale, perché spesso è rafforzato da materiale grafico di supporto (foto, video, infografiche) che contestualizza alcuni aspetti della notizia. Questo schema è molto più interessante dei precedenti e di fatto si configura come una piramide rovesciata arricchita da un’introduzione che ha il pregio di rendere più interessante il contenuto affidandosi a una sorta di “intro”. Il rischio, semmai, è un altro: il paragrafo chiave si adatta a penne ben collaudate che sanno formalizzare in pochissime parole gli elementi più accattivanti di una notizia. Ottima palestra anche per novizi del giornalismo, ma si rischiano attacchi banali e introduzioni al limite dello scontato.
L’evoluzione della piramide rovesciata: il bicchiere di Martini e la clessidra
La chiamano “bicchiere di Martini” o clessidra per via della forma, ed è un’alternativa alla piramide rovesciata. Dal mio punto di vista è più una variante, ma tant’è. Immaginiamo un articolo composto da:
- Attacco o Lead
- Elementi chiave strutturati a piramide rovesciata
- Cronologia degli eventi in forma narrativa
- Colpo di scena (o chiamata in causa del lettore, a seconda del tipo di articolo)
- Altre fonti o riferimenti (approfondimento)
- Chiusura dell’articolo, spesso circolare.
(Credits: Angelica Tan)
In questo caso iniziamo ad approfondire i nessi tra giornalismo e storytelling. Già, perché questo schema si adatta benissimo alla forma del reportage o a un lungo resoconto di un evento che per sua natura si presta a essere approfondito. E comunque, come abbiamo visto, contiene la piramide rovesciata, per cui più che di superamento parlerei di progressivo affinamento di uno schema collaudato.
Long form content
Qui c’è bisogno di fare una premessa più sostanziosa. Di long form content si inizia a parlare nel 2014 nell’ambito della scrittura per il Web per indicare i post che superano le 1.000 parole (o i 7 minuti di lettura) e che, per loro natura, sono o dovrebbero essere in grado di ingaggiare l’utente offrendogli contenuti di valore e un’esperienza unica. In redazione, molto prima, li chiamavamo “Post Bibbia”.
La premessa a questo tipo di riflessione sono i cambiamenti negli algoritmi di Google che, come sappiamo, qualche tempo prima aveva iniziato un suo particolare percorso di analisi dei contenuti pubblicati in rete volto a valutare con una precisione sempre maggiore la qualità degli stessi. Da quel momento si è iniziato a parlare della necessità di produrre long form content, ossia contenuti lunghi, per mere esigenze di posizionamento sulle Serp (Search Engine results page, le pagine dei risultati di Google). Dico questo non per polemica, ma perché semplicemente se chiediamo a un esperto di Content Marketing e a un professionista dello Storytelling che cos’è un long form content è probabile che otterremo risposte completamente diverse, peraltro entrambe valide:
- un contenuto testuale lungo, che supera le 1.000 parole e fa ampio utilizzo degli elementi che “piacciono” a Google (sottotitoli, paragrafi, eccetera)
- un’esperienza immersiva di contenuto che fa ampio uso di testi, video, infografiche, fotografie e che, probabilmente, vent’anni fa avremmo chiamato genericamente “ipertesto”. Qualcosa di simile, insomma, a quello che possiamo ottenere utilizzando Storyform o servizi analoghi.
Tralasciando ulteriori particolari che, agli occhi dei non esperti, potrebbero apparire come delle minuzie, mi limito a dire che se parliamo di long form content in un’ottica di Content Strategy, stiamo entrando in un territorio che unisce lo scrivere per il Web al marketing, e quindi a conversioni, call to action e numeri. Per cui, citando Neil Patel, i principali vantaggi dei long form content sono:
- Visto che la maggior parte dei post di un blog è lunga al massimo 500 parole, un articolo più lungo permette di farsi notare ed emergere dal rumore di fondo.
- Articoli molto lunghi generano contatti di business in un lasso di tempo più ampio. Questo succede perché, rispetto ai contenuti “brevi”, si posizionano meglio e generano più traffico organico.
- Articoli molto lunghi ti permettono di sciorinare tutto il tuo sapere e farti percepire come un esperto di settore.
- I long form content sono un servizio nei confronti del lettore, che può leggere “tutto ciò che c’è da sapere” su un argomento in una volta sola, senza saltare da un sito all’altro.
- I long form content sono la manna del blogger che vuole scrivere di meno ma ottimizzare i contenuti esistenti, secondo una famosa regoletta del 20-80. 20% di tempo ed energia dedicato alla stesura di post nuovi, 80% all’aggiornamento di post vecchi.
Per approfondire: Blog: consigli per chi ne ha aperto uno da poco
Long form content e piramide rovesciata
Al netto di qualsiasi altra considerazione, è chiaro che i long form content rappresentano una struttura che, da qualche parte nel testo, anche in maniera non consequenziale, conterrà la sequela degli elementi fondanti della notizia, e quindi:
- Elementi fondamentali
- Elementi molto importanti
- Elementi utili ma non molto importanti
- Elementi secondari
- Dettagli che permettono di ricostruire il contesto
- Sviluppi delle informazioni presentati in precedenza
- Conclusioni e apertura a possibili “seguiti”.
Vediamola come ci pare, ma questa mi pare tanto una parafrasi della piramide rovesciata del giornalismo. Che quindi, come tale, continua a essere lo schema base per la costruzione di un testo giornalistico o informativo. Certo, può essere dissimulata e diluita in articoli che prevedono una lunghezza maggiore, ma di fatto non può mai mancare nel racconto di un fatto o di una notizia.
Post molto lunghi – come questo – o reportage scritti per un quotidiano o periodico possono quindi prevedere strutture variabili che presentano tutte le informazioni in uno spazio molto ampio. La clessidra, o bicchiere di Martini a seconda delle preferenze, è una di queste strutture. Di certo essa non è molto utile quando si deve scrivere un articolo di cronaca o si hanno a disposizione i classici 2.000 caratteri spazi inclusi che di solito stanno alla base di molte notizie. Tuttavia, è pur sempre vero che il giornalismo sta virando verso forme narrative più complesse, per cui potremmo definire la clessidra come la struttura di ampio respiro che puoi utilizzare se devi scrivere long form content, reportage, pillar post per un sito o blog aziendale.
La mia impressione è che un articolo di giornale non possa che strutturarsi, anche solo parzialmente, secondo lo schema della piramide rovesciata, se con questo termine ci riferiamo a un contenuto che, partendo dalle informazioni fondamentali si allarga agli elementi secondari, ai dettagli, alle opinioni dei protagonisti.
Anche perché l’alternativa logica è sviluppare un articolo per successive deduzioni, partendo quindi dall’universale per procedere al particolare. Finiremmo per inserire la notizia in fondo, e quindi fare l’esatto contrario di ciò che ci chiede il lettore, la cronaca e il buon senso.
Ci vogliono invece brevità, ritmo, concisione. Dritti al cuore della notizia.
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Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.