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Arte e Comunicazione a confronto


Lo scenario digitale ha modificato profondamente il rapporto tra arte e comunicazione. Che cosa è rimasto dell'unicità di un'opera d'arte nel momento in cui tutto è replicabile all'infinito? L'arte conserva ancora il suo potenziale in termini di scambio simbolico o è stata fagocitata dalla performance?

Comunicare l’arte e la cultura. Una sfida molto interessante, specie in un momento storico in cui – al di là della crescente domanda di comunicazione in quanto bene economico – è forte il bisogno di creare una nuova narrazione attorno al concetto di arte.

Parlo di una necessità che va oltre agli aspetti meramente collegati al marketing o alla diffusione di un messaggio da uno a molti. Nell’epoca della riproducibilità tecnologica, l’arte rischia di disperdere il proprio potenziale estetico e narrativo all’interno di quello che può essere chiamato ad ampio spettro il “mondo dell’informazione telematica”.

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Non sono pochi gli esperti che si sono posti questa domanda: tra tutti, mi sento di consigliare l’ottimo “Estetica dei nuovi media” di Antonio Tursi (Costa & Nolan). L’autore si domanda in modo per nulla banale cosa è rimasto delle forme espressive che normalmente facciamo coincidere con il concetto di “arte”, sempre più soggette a ibridazioni di vario tipo all’interno di una società modellata sulle reti telematiche e a esse sempre più simile.

Il passaggio da una società di tipo industriale a una prettamente post-industriale e informativa non ha lasciato indenne il mondo dell’arte, quindi, né quella che potremmo definire “la sua filiera”. Filiera che in questi ultimi anni ha iniziato una coraggiosa opera di ripensamento delle proprie pratiche.

Arte e comunicazione: la sfida digitale di raccontare il gesto creativo

Scenario analogo per chi si occupa di comunicazione dell’arte. L’informazione è fuoriuscita dai classici contenitori (riviste tematiche, happening, istituzioni) e ora condividere pareri, opinioni, esperienze sull’arte e sul suo mondo è pratica sociale che avviene per buona parte in Rete e sui social media. Lo stesso concetto di “esperto” o “appassionato” è un involucro sempre più liquido e multiforme, che accomuna soggetti un tempo lontani da questo mondo. Nell’epoca in cui tutto è condivisibile, rilanciabile, e tutto è diventato informazione, dato, byte, query, risultato di un motore di ricerca, è chiaro che l’arte non può esimersi dall’affrontare la sfida telematica. Deve per forza di cose uscire dagli ambiti comunicativi che finora ha considerato propri e approcciarsi a una moltitudine di soggetti nuovi, in qualche modo inaspettati.

Sarà una sfida molto interessante, perché nasce dall’incontro di due territori  distinte eppure caratterizzate da profondi punti di contatto. Forme espressive e racconto della realtà da un lato, network society dall’altro.

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